ERINNOFILI, PROVE, SAGGI,  E NON EMESSI


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     L’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato italiano negli anni ha emesso oltre a valori di uso postale quali francobolli, marche da bollo, cambiali e altro, anche commemorativi a carattere erinnofilo, quindi senza valore postale, distribuiti in occasione di Mostre o altre manifestazioni non solo filateliche. Spesso sono stati stampati in forma di foglietto con, in alcuni casi, la riproduzione di vignette poi utilizzate per la realizzazione di francobolli con valore postale.(vedi Dante del 1965) oppure addirittura come soggetto inserito nel retro della banconota da lire 100000 (Caravaggio L.00)

 

 

    

 

 

a) ERINNOFILI

 

Dal Vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli:

Erinnofilia: La raccolta, a scopo collezionistico, di chiudilettera e bolli commemorativi non postali. Composto del tedesco Erinne(rungsmarke) (francobollo) commemorativo e –filia.

 

La definizione è chiara, si tratta di prodotti realizzati dal nostro Poligrafico

1)                     a scopo commemorativo

2)                     senza valore postale

3)                     e, aggiungo, con o senza valore indicato (in  Lire o Euro).

 

Dal punto 3) ne deriva una prima distinzione che ritengo significativa perché, se l’intento dell’erinnofilo puro è quello di commemorare, non dovrebbe essere necessario inserire un valore (in Lire o in Euro) visto il “senza valore postale” insito nell’erinnofilo.

 

Eppure esistono oggetti firmati IPZS classificati fra gli erinnofili che presentano il valore, venduti a quel facciale allo scopo di sostenere Fondazioni, Istituti, o altre iniziative, di solito, benefiche o comunque di valore sociale.

 

Quindi volendo impostare una classificazione degli erinnofili ritengo sarebbe opportuna una prima distinzione che distingue la presenza o meno di un valore facciale.

 

Sono noti anche commemorativi, con o senza valore facciale, di chiara origine privata che, come è avvenuto nel Regno, hanno avuto un loro ruolo significativo nelle vicende filateliche italiane e hanno spesso avuto l’onore di essere ricordati in cataloghi se non addirittura avere avuto un uso postale, spesso forzato, ma anche benevolmente tollerato.

 

 

Ho ritenuto giusto iniziare questo mio scritto cercando di fissare i “confini” degli erinnofili che spesso incrociano, in modo alcune volte poco chiaro, le loro vicende con altre realizzazioni del nostro IPZS che per ora genericamente distinguo nelle due grandi categorie di b) prove e c) saggi o progetti.

 

b)    PROVE

 

Nel corso degli anni all’interno del Poligrafico risultano realizzate “prove” di vario genere con caratteristiche differenti a seconda dello scopo per il quale erano finalizzate.

Si possono distinguere:

 

1) prove di macchina: usate per saggiare le diverse macchine da stampa acquistate dall’IPZS e quindi aventi diverse caratteristiche proprie della tecnica di stampa da provare.

Numerosi sono gli esempi: “Dante” del 1965, “David”, “Tiepolo”. “per dormire non s’acquista”

 

                   

 

                

 

In tutte queste prove si possono trovare alcuni elementi comuni che così ho individuato:

 

- presenza di una scritta realizzata con caratteri abbastanza grandi riferita all’IPZS (POLIGRAFICO DELLO STATO oppure ISTITUTO POLIGRAFICO DELLO STATO)

- la stessa prova stampata con differenti colori o diverse tecniche di stampa

- assenza di scritte che potrebbero fare intendere uno scopo commemorativo

- assenza del valore in lire o euro

- presenza, non costante, sotto la vignetta del nome dell’autore o di un anno o dell’IPZS

 

Fra le caratteristiche elencate quelle che ritengo più significative sono le prime due e in particolare la prima è cioè la presenza evidente della scritta, come fosse una firma, con cui è precisato il nome dell’istituto che sta “provando”.

 

Fra le prove di macchina, possono essere inserite anche quelle che comunemente vengono chiamate “prove di francobolli per macchinette”.

 

        

 

Si tratta di marche, sempre di formato “Siracusana”, che sono state stampate con composizioni di fogli “in continuo” tali da poter saggiare la possibilità di produrre francobolli in bobina.

 

In realtà si tratta di oggetti realizzati non allo scopo di provare la stampa di una particolare macchina ma piuttosto la stampabilità in formati inconsueti come le bobine per macchinette.

 

 

2) prove di stampa: si tratta di prove eseguite allo scopo di saggiare i passaggi che portano alla realizzazione di un  francobollo.

 

Quindi in questo caso siamo in presenza di francobolli già in buona parte decisi dei quali devono essere valutate e definite tutte quelle caratteristiche che possono essere il colore, il formato, la composizione, la combinazione di diverse tecniche di stampa e altro.In questo grande capitolo si possono collocare le prove di conio, le prove d’archivio o, più genericamente, tutte quelle prove destinate all’approvazione da parte dei responsabili istituzionali. Come pure si possono comprendere in questo capitolo quelle cosiddette prove di macchina o “provacce” che in realtà altro non sono che stampe eseguite in avviamento delle macchine di stampa, anche utilizzando fogli di scarto magari già utilizzati allo stesso scopo che, come risultato, danno stampe doppie o multiple, capovolte o recto-verso.

 

c)     SAGGI o PROGETTI

 

Si tratta di francobolli progettati, ideati e stampati all’interno dell’IPZS ma mai realizzati.

A differenza delle “prove” si caratterizzano per :

- presenza del valore in lire (o euro) o comunque di cifre che possono essere ricondotte a un valore

- presenza di scritte che ne giustificano uno scopo commemorativo o una ricorrenza

 

   

 

      

 

Accanto a produzioni “ufficiali” sono noti progetti privati realizzati da collaboratori dell’IPZS quali Cisari e Lazzarini.

        

 

Per completezza sono definiti saggi gli esemplari di carte valori in versione definitiva con impresse le diciture SAGGIO o CAMPIONE o SPECIMEN o altro disposte in orizzontale o diagonale apposte in soprastampa o con perforazione per essere poi allegati al decreto di emissione o inviati ad autorità o anche ad altre Amministrazioni postali.

 

    

 

d)    NON EMESSI

 

Si tratta di francobolli che per vari motivi non sono stati emessi, quindi mai venduti negli uffici postali.

Ne deriva , per pura definizione, che insito nel concetto di non-emesso dovrebbe essere quello di non-esistente nell’ambiente filatelico.

Sappiamo che così non è e, come per molti altri oggetti usciti in modo improprio dal nostro IPZS, così possiamo annoverare, anche per testimoniarne l’esistenza e la “possibilità”, fra i non-emessi almeno un unico caso, fra i francobolli della Repubblica italiana e cioè il “G7” da lire 750.