DECALCO, PSEUDO DECALCO E STAMPA RECTO-VERSO


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Il decalco fa parte di quegli argomenti considerati di serie B in Filatelia Specializzata quando invece è molto interessante anche per capire come avvengono alcuni processi di stampa.

Per decalco si deve intendere un passaggio accidentale della stampa dovuto ad un contatto tra fogli con l’inchiostro non ancora asciutto e come tale può riguardare solo le tecniche di  stampa tipografica, calcografica e litografica, pertanto tecniche di stampa “lente” a foglio singolo. Quindi nessun “assorbimento da parte della carta …….”, bensì vera e propria accidentale “stampa indiretta”.

Per ben definirlo è il caso di riferirlo al tipo di stampa usata e così nel caso di stampa tipografica basta ricordare i Michetti e gli altri numerosi casi del Regno come pure i decalchi delle soprastampe, se tipografiche, come nell’ RSI.

 

      

 

                      

 

Nel caso di stampa calcografica si può ricordare il 100 lire Democratica e altri calcografici della Repubblica (Verdi, Leonardo, Marco Polo, etc.) con decalchi parziali o completi, sempre però riguardanti stampa di francobolli in fogli singoli.

 

La stampa litografica comprende quei pochi casi di francobolli del Regno che sono stati stampati con tale tecnica e quindi il 15 cent. del 1863 (n. 12-13), del quale peraltro non sono noti decalchi, i tre valori della serie San Francesco del 1926 da c. 20, 40 e 60 (n. 192-194-195) tutti conosciuti con decalco e i Volta del 1927 (n. 210 – 211) dei quali solo i 20 e 50 cent. sono conosciuti con decalco anche doppio.

Il “Parmeggiani” del 1927 (n. 218) è conosciuto con decalco completo, del solo centro o della sola cornice.

 

              

 

 

La “Lupa” del 1944 (n. 515) è stampata in off-set che è una variante “indiretta” della stampa litografica quindi eseguita solitamente su rotativa da bobina con tempi di stampa molto veloci che non permettono come nel rotocalco la possibilità di decalchi. La stampa della “Lupa” fu eseguita dalla Richter di Napoli con modalità artigianali che resero possibile il verificarsi di decalchi, pare, solo del “fondo di sicurezza” e in questo caso comunque sarebbe interessante avere la possibilità di verificare se si tratta realmente di decalco o di vera e propria stampa, trattandosi fra l’altro di un disegno simmetrico.

 

“Pseudodecalchi”

 

Le congetture sui cosiddetti “pseudodecalchi” ricordano tanto le inutili differenze almanaccate fra filigrana “poco visibile”, “invisibile” e “senza filigrana”. Appaiono con limiti molto sfumati, come sfocati. In pratica possono essere definiti come il risultato di manipolazioni, anche involontarie e di solito dovuti ad artifici vari o a qualche effetto fisico o chimico o più semplicemente all’umidità, che si vedono in francobolli stampati in rotocalco con scarso o nullo significato.

 

La stampa rotocalcografica fra l’altro prevede tempi di esecuzione molto rapidi e inchiostri tanto volatili da rendere impossibile il verificarsi di un passaggio di stampa su fogli che, fra l’altro, vengono stampati, appunto, in rapida successione, su rotativa, senza che sia  prevista la sovrapposizione di fogli “freschi di stampa”.

 

La stampa calcografia, come la tipografica e quella litografica invece prevedevano (non oggi) la stampa in fogli singoli con la possibilità che la sovrapposizione di fogli potesse determinare appunto il decalco.

 

Decalchi parziali

 

Una cosa interessante da valutare sono i decalchi parziali che si presentano sempre con un passaggio netto dall’area decalcata a quella libera. E su questo si potrebbe azzardare l’ ipotesi che tra i fogli “freschi” venissero posizionati altri fogli a protezione da eventuali passaggi di inchiostro. La possibilità che questi fogli interposti si potessero spostare potrebbe giustificare il costituirsi di decalchi parziali con un passaggio appunto netto da “zona decalcata” a “zona protetta”

 

 

 

E in questo modo si avrebbe anche giustificazione della presenza del decalco, solo dell’ornato, nel blocco del 60 lire Fiera di Milano ’52 (anche in posizione di filigrana ND) riprodotto nel numero scorso alla pagina 9.

 

 

 

Stampa recto-verso, anziché decalco

 

Il decalco quindi può essere considerato e assimilato ad una “stampa indiretta” nel senso che non è la matrice che ha impresso direttamente l’immagine ma è il francobollo stesso che ha riportato la vignetta , o parte di essa, al verso del francobollo decalcato.

L’immagine in questo modo appare speculare e quindi, come nell’espresso di RSI riprodotto, con le scritte invertite.

 

Nei cataloghi questo fatto non è sempre chiaro e così capita che in alcuni casi non si tratti di decalco ma di vera e propria stampa recto-verso e cioè di stampa che è avvenuta sul lato gomma del francobollo.

 

E non è difficile da vedere perché, come detto, il decalco è speculare (fig. 1) mentre la stampa è dritta (fig. 2)

 

 

                  

 

                        fig. 1                                                  fig. 2

 

 

Per concludere un caso interessante è quello riprodotto in fig. 3 in cui il decalco o stampa recto-verso (in questo caso non è stato possibile definirlo) è avvenuto a cavallo e successivo ad una piega della carta.

 

 

fig. 3